Italiano
Bluebells - Hyacinthoides non-scripta
Siamo in maggio, il mese che tinge magicamente di blu i prati e i boschi della campagna inglese.
Quando mi trasferii a Londra, nell’ormai lontano 2011 (l’anno in cui nacque mia figlia - £5 - iniziamo bene…), la prima cosa che mi colpì fu la diffusa noncuranza delle persone nei confronti della dimensione estetica, priorità suprema di ogni italiano degno di questo nome. Liberi dal diktat italico di dover sempre fare bella figura, la maggior parte dei pragmatici britannici non passa la vita a studiare gli abbinamenti più felici di forme e colori del loro guardaroba, ma si veste come più gli pare e piace, con risultati che fanno talvolta alzare il sopracciglio degli arbitri elegantiae del Bel Paese.
L’architettura cittadina segue gli usi e i costumi degli umani: Londra è una città magnifica per mille ragioni, ma, a parte certi angoli felici, la bellezza non è la prima delle sue virtù. Dallo squadrato Buckingham palace al tetro Barbican Centre, dallo sferragliante Millenium bridge a quella specie di torta nuziale che è la Royal Albert Hall, per non parlare della miriade di case e casette più o meno a schiera con la facciata inevitabilmente a mattoncini rossi che caratterizza praticamente la totalità delle zone residenziali, dalle lussuose Kennsigton, Notting Hill, Chelsea o Hampstead fino alle zone più popolari e decentrate, l’occhio fatica a trovare la sua parte.
In una giornata di maggio in cui Londra mi stava particolarmente sulle scatole, decisi di andare a fare una gita a Wakehurst Place, il giardino botanico gemellato con Kew Gardens che si trova a un centinaio di chilometri dalla capitale. Non ci sono parole per descrivere la bellezza di questo luogo, in cui, con la maestria tipica dei giardinieri inglesi, ogni pianta sembra trovarsi lì per puro caso, ma in realtà è stata piantata proprio in quel punto per creare un particolare effetto armonioso in combinazione con tutta la vegetazione che le sta attorno.
Tutte le deficienze inglesi nel campo architettonico-urbanistico si dissolvono nel momento in cui i britannici si trovano alle prese con il mondo vegetale. Non a caso gli inglesi, anche quelli che vivono in città, ci tengono moltissimo ad avere il loro front e back garden e i loro giardini raccontano molto di più su chi siano che non i loro vestiti o le loro case.
E mentre camminavo per Wakehurst ad un certo punto davanti ai miei occhi si rivelò un incantesimo inenarrabile: in una vasta area boscosa del parco i prati da verdi si erano fatti blu, letteralmente ricoperti da una miriade di delicate campanule viola-blu, chiamate blubelles. È uno spettacolo naturale fantastico e commovente, pare di ritrovarsi dentro il mondo di elfi e fatine evocato da Lewis Carrol nel suo incantevole romanzo Sylvie e Bruno.
Ho così scoperto che le bluebells, che da queste parti in maggio crescono ovunque ci sia un metro quadrato di sottobosco, sono un tesoro nazionale degli inglesi: molti hanno i loro posti segreti dove vanno ogni primavera a fare lunghe passeggiate e di cui sono assai reticenti a rivelare le coordinate.
Anch’io ora vado appassionatamente alla ricerca di questi piccoli fiori blu che mi hanno aperto gli occhi sulla bellezza nascosta di Albione. Ma non chiedetemi dove vado: è complicato, non saprei spiegarmi bene, vi predereste…
P.S. Non sono certa che vi fioriscano le bluebells, ma se desiderate scoprire il più bello dei giardini inglesi, sappiate che si trova… in Italia, e precisamente in provincia di Latina: Giardini di Ninfa, uno dei luoghi più romantici del globo. Vale il viaggio, fidatevi.
English
Bluebells - Hyacinthoides non-scripta
It is May, the month that magically dyes the woods and meadows of the English countryside blue.
When I moved to London, back in 2011 (the year my daughter - £5 - was born - that’s a promising start…), the first thing that struck me was the widespread unconcern of people for the aesthetic side of life, a supreme priority for every Italian worthy of the name. Freed from the Italian diktat of always having to make what we call a “Bella figura”, a good impression, most Britons do not spend their lives studying the most felicitous combinations of shapes and colours in their wardrobe, but dress as they like, with results that often raise the eyebrows of The Boot’s arbitri elegantiae.
The city's architecture follows the ways of its humans: London is a magnificent city for a thousand reasons, but - apart from a few happy spots - beauty is not the first of its virtues. As much as I cherish those places, from the boxy Buckingham palace to the gloomy Barbican Centre, from the clattering Millennium bridge to the somewhat wedding cake-like Royal Albert Hall, not to mention the countless terraced and detached houses with their ever-present red brick façades that characterise practically all residential areas, from the affluent Kensington, Notting Hill, Chelsea or Hampstead to the more popular and decentralised areas, the eye struggles to find much joy.
On a day in May when London was getting on my nerves, I decided to go for a trip to Wakehurst Place, the botanical garden twinned with Kew Gardens which is located about fifty miles from the capital. There are no words to describe the beauty of this place, where, with the mastery typical of English gardeners, every plant seems to be there by pure chance, but in reality, has been planted in that very spot to create a particularly harmonious effect in combination with all the vegetation around it.
All British shortcomings in the field of architecture and urban design vanish the moment they engage with the vegetal world. It is no coincidence that the British, even those who live in cities, are very keen on having their front and back gardens, and their gardens tell a lot more about who they are than their clothes or their houses.
And as I was walking through Wakehurst at one point an unspeakable spell was revealed before my eyes: in a large wooded area of the park, the meadows had turned from green to blue, literally covered with a myriad of delicate purple-blue bluebells. It is a fantastic and moving natural spectacle, it is like finding oneself inside the world of elves and fairies evoked by Lewis Carrol in his enchanting novel Sylvie and Bruno. I thus discovered that the bluebells, which in May around here grow everywhere there is a square metre of woodland, are a national treasure of the Brits: many have their own secret places where they go every spring for long walks and whose whereabouts they are very reticent to reveal.
I too now go passionately in search of these little blue flowers that have opened my eyes to the hidden beauty of Albion. But don't ask me where I'm going: it's complicated, I can't explain it very well, you'd get lost...
P.S. I'm not sure whether bluebells ever bloom there, but if you want to discover the most enchanting of the English gardens, you should go to... Italy, and precisely to the province of Latina: Giardini di Ninfa, one of the most romantic places on earth. It is worth the trip, trust me.
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